una pagina dove possano ritrovarsi i cittadini che vogliono reagire alle inefficienze di Quarto e dei suoi amministratori
Segnalaci i disservizi di Quarto
venerdì 27 maggio 2011
A Quarto il Comitato Referendario per 4 Sì
https://www.facebook.com/pages/Comitato-referendario-per-4-S%C3%AC/121985624550740?sk=info
Mentre questa intervista è a cura di Quarto Canale:
Il 12 e 13 giugno si voterà per i referendum abrogativi.
Scegliendo il SÌ si dichiara di voler cambiare le leggi approvate mentre scegliendo il NO di lasciare tutto com'è.
Di seguito i 4 quesiti:
QUESITO N. 1 – REFERENDUM ACQUA PUBBLICA – ABROGAZIONE AFFIDAMENTO SERVIZIO AD OPERATORI PRIVATI
Referendum popolare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale.
QUESITO N. 2 – REFERENDUM ACQUA PUBBLICA – ABROGAZIONE CALCOLO TARIFFA SECONDO LOGICHE DI “MERCATO”
Referendum popolare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?”.
Nota: Il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. In questo caso agli elettori viene proposta una abrogazione parziale della norma.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto (non il recupero dei costi di gestione e di investimento, ma il guadagno d’impresa) nell’erogazione del bene Acqua potabile.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che ammette tale guadagno.
QUESITO N. 3 – REFERENDUM ENERGIA NUCLEARE
Referendum popolare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?”.
Nota: Lungo e articolato il quesito referendario per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno. Anche questo quesito è stato presentato dall’Idv.
Si deve votare SÌ se si è contro la costruzione di Centrali Nucleari in Italia.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che le prevede.
QUESITO N. 4 – REFERENDUM LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Referendum popolare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”.
Nota: Questo quesito, per abrogare la legge sul legittimo impedimento, è quello dalle possibili ripercussioni politiche più forti. A proporre il referendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazione di parziale incostituzionale della legge sul legittimo impedimento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordinanza, lo svolgimento del referendum.
Si deve votare SÌ se si è contrari al principio che Presidente del consiglio o ministro possano decidere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che prevede questo “scudo” nei confronti del sistema giudiziario.
giovedì 26 maggio 2011
Area Flegrea sommersa dai rifiuti A Quarto barricate di sacchetti. Caos
NAPOLI - L'esasperazione per la nuova emergenza rifiuti ha provocato stasera la protesta da parte degli abitanti di Quarto (Napoli), Comune dell'area flegrea dove i cassonetti e i cumuli di spazzatura sono stati riversati in strada, sia al centro sia in periferia, bloccando la circolazione stradale.
Alla protesta hanno preso parte un centinaio di persone. In strada da due settimane - denunciano gli abitanti - la spazzatura non viene rimossa, tanto che si sono accumulate 1200 tonnellate di rifiuti.
ARTICOLO DE IL MATTINO http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=150578&sez=NAPOLI
mercoledì 25 maggio 2011
26 Maggio Corso di italiano per immigrati
martedì 24 maggio 2011
Il nuovo piano di sviluppo di Quarto, prime indiscrezioni della nuova amministrazione
domenica 22 maggio 2011
sabato 21 maggio 2011
Ashiwa per l'integrazione
giovedì 19 maggio 2011
I disagi de Le Aquile di Quarto
mercoledì 18 maggio 2011
Quarto, esponente del Pdl è in galera per camorra. Ma viene eletto in Comune
di Vincenzo Iurillo
17 maggio 2011
Dal carcere per camorra al Consiglio comunale il passo è breve. Accade a Quarto, provincia di Napoli. Protagonista dell’incredibile vicenda Armando Chiaro, fino a pochi giorni fa coordinatore cittadino del Pdl. Chiaro è stato eletto con quasi 400 preferenze. Eppure è in galera da circa due settimane con l’accusa pesantissima di essere il referente ‘politico’ degli interessi del clan Polverino e di aver fatto da prestanome dei boss. Il suo arresto è stato uno dei casi più clamorosi di infiltrazioni camorristiche nelle liste azzurre del napoletano.Il 3 maggio i pm della Dda di Napoli Marco Del Gaudio, Antonello Ardituro e Maria Cristina Ribera hanno ottenuto dal gip l’arresto di 40 presunti esponenti e fiancheggiatori del clan Polverino, tra i quali due candidati del centrodestra al Consiglio comunale, uno del Pdl e uno di ‘Noi Sud’. In manette per associazione camorristica è finito anche Chiaro, capogruppo uscente degli azzurri e capolista dei berlusconiani. Dalle carte dell’inchiesta si è scoperto che gli uomini della cosca lo chiamavano ‘l’onorevole’ oppure ‘l’assessore Mesillo’. E appena due giorni prima del voto la Procura ha depositato al Riesame 22 intercettazioni tra Chiaro e il presidente della Provincia di Napoli, nonché coordinatore provinciale Pdl, Luigi Cesaro (che non è indagato). I due discutevano dell’ingresso di ‘Noi Sud’ nella coalizione di Quarto, che il coordinatore regionale Pdl Nicola Cosentino (anch’egli non indagato) avrebbe alla fine imposto agli azzurri locali.
Chiaro era in carcere, ma la circostanza non ha scoraggiato i suoi fan. Quarto è stata tappezzata da manifesti elettorali con la scritta ‘Forza Armando’. Il candidato sindaco del centrodestra, Massimo Carandente Giarrusso, eletto con oltre il 60%, ne aveva preso le distanze, invitando i suoi sostenitori a rimuovere i manifesti e a non votare il candidato inquisito. Forse è questa la ragione del ‘voto disgiunto’ che lo ha in qualche modo punito. Le liste della coalizione, infatti, hanno raccolto circa il 5% in più del neo sindaco.
Lancia l’allarme la senatrice del Pd Teresa Armato, componente della commissione Antimafia: “Non solo il governo non si è adoperato per evitare che la campagna elettorale nella provincia di Napoli si svolgesse in un clima di collusioni, ma con grande preoccupazione apprendiamo che Armando Chiaro è stato eletto a Quarto ottenendo un largo consenso – ha detto Armato, che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione urgente sul caso al ministro degli Interni Roberto Maroni -. Si tratta di uno scenario dai connotati davvero inquietanti di fronte al quale il governo e il Pdl continuano a tacere. Oggi ho presentato in Parlamento un’altra interrogazione per chiedere al governo di verificare che le elezioni del 15 e 16 maggio 2011 si siano svolte senza condizionamenti da parte della criminalità organizzata, soprattutto a seguito delle ultime intercettazioni denunciate dagli inquirenti locali tra l’eletto Armando Chiaro e il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, aventi ad oggetto la strategia politica per il rinnovo del consiglio comunale di Quarto”. La senatrice Armato è anche intervenuta in commissione Antimafia durante l’esame sulle modalità di attuazione del codice di autoregolamentazione, con riferimento alle elezioni amministrative del maggio 2011, per chiedere un intervento del presidente Beppe Pisanu.
Aggiunge la senatrice Pd Maria Fortuna Incostante: ”E’ certamente grave che questa persona abbia raccolto un consenso tale da poter sedere in Consiglio. Ma è altrettanto inaccettabile il silenzio dei dirigenti di fronte a questa vicenda. Perché i vertici del partito di Chiaro non si dissociano da questo ‘successo’ che contribuisce ad accrescere la zona d’ombra attorno al Pdl in Campania? Il Pd non consentirà che su questa vicenda cali il silenzio e, soprattutto, si batterà affinché non si consegni Napoli a questa destra”.
ARTICOLO DE IL FATTO QUOTIDIANO
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/17/quarto-esponente-del-pdl-e-in-galera-per-camorra-ma-viene-eletto-in-comune/111847/
Caso-Quarto e liste sporche, Cesaro: «Un patto per screening candidati»
di Giuseppe Crimaldi NAPOLI - Mai più «liste sporche». Mai più pericolosi scivoloni come quello seguito alla vicenda dei due consiglieri comunali di Quarto arrestati ai primi di maggio con l’accusa di avere avuto contatti con il clan camorristico Polverino. | ||
Mercoledì 18 Maggio 2011 ARTICOLO DE IL MATTINO http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=149625&sez=ELEZIONI2011 |
martedì 17 maggio 2011
In cella per rapporti con clan Polverino Ma Chiaro ottiene 350 voti a Quarto
Armando Chiaro, capolista del partito ed ex coordinatore cittadino del Popolo della Libertà a Quarto, ha ottenuto dalle urne un consenso personale che supera le 350 preferenze.
Un risultato costruito nelle sezioni della città in cui votano i suoi familiari e i suoi conoscenti più vicini, che hanno dimostrato di rimanergli accanto nonostante la vicenda giudiziaria che lo ha riguardato.
C’è da dire, inoltre, che rispetto alle precedenti elezioni Chiaro ha perso oltre 100 preferenze, ma il risultato conseguito è stato comunque una sorpresa. Un risultato che molti in città non si attendevano, e che viene letto con un certo stupore anche all’interno del suo stesso partito (che ha visto trionfare al primo turno il proprio candidato sindaco, Massimo Carandente Giarrusso). Eppure, c’è chi tra gli esponenti del Pdl quartese assicura che «è quanto ci si attendeva».
Con questo risultato Armando Chiaro siederebbe in consiglio comunale, in quanto risulta tra i primi sette candidati più votati del suo partito. Ma che le elezioni, per Chiaro, non fossero terminate in seguito all’arresto, lo si era capito quando, a pochi giorni dall’apertura dei seggi, per le strade di Quarto erano apparsi dei suoi manifesti elettorali, accompagnati da altri manifesti che riportavano la scritta «Forza Armando». Un chiaro messaggio, questo, lanciato dai suoi sostenitori verso gli elettori, chiamati a non cambiare la loro intenzione di voto ma invitati a confermare la loro preferenza per il candidato arrestato.
Bisognerà ora vedere quali conseguenze produrrà questo risultato in termini effettivi, ovvero se Armando Chiaro riuscirà a sedere in consiglio comunale. Chiaro resta, infatti, ancora detenuto presso il carcere di Ariano Irpino, in attesa che il Riesame si pronunci in merito a una sua eventuale scarcerazione. Una decisione in tal senso era attesa proprio nella giornata di ieri, ma al termine del dibattimento il giudice si è preso altro tempo. «I termini di custodia – spiega l’avvocato Amedeo Di Pietro, legale di Armando Chiaro – scadranno il 19 maggio prossimo, e vedremo entro quella data quale sarà la decisione che verrà presa»...
ARTICOLO DE IL MATTINO http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=149470&sez=NAPOLI
lunedì 16 maggio 2011
Politica e camorra, intercettato Cesaro «Il nostro amico sarà vice allo Iacp» Il presidente Provincia: killer mediatici
di Leandro Del Gaudio NAPOLI - Denuncia «mattanza politica e killeraggio mediatico», parla di «operazione ad orologeria in pieno election day». Certo, si mostra fiducioso nel lavoro della magistratura, ma non riesce a digerire quello che definisce un «attacco premeditato e strumentale verso la mia persona e verso il ruolo che rappresento tanto nelle istituzioni quanto come responsabile della vita politica di un partito». A tutto campo, Luigi Cesaro, dopo la pubblicazione di alcuni atti depositati nell’inchiesta della Dda di Napoli su presunte collusioni tra politica e camorra. ù Caso Quarto, strali da Palazzo Matteotti. Al contrattacco il presidente della Provincia, coordinatore provinciale del Pdl, più volte intercettato mentre dialoga al telefono con Armando Chiaro, il consigliere Pdl di Quarto finito in manette ai primi di maggio. >>> ELEZIONI IN CAMPANIA: TUTTI I RISULTATI IN TEMPO REALE SUL MATTINO.IT - VAI ALLO SPECIALE Decine di telefonate, che la Dda ha ritenuto di utilizzare per rafforzare le indagini a carico dello stesso Chiaro, per il quale oggi si discute la richiesta di scarcerazione dinanzi al Tribunale del Riesame. Appuntamento tecnicamente impossibile da rinviare, atti depositati due giorni fa, altro che «killeraggio mediatico»: scadenza in calendario da tempo, tempi tecnici per consentire ai difensori degli indagati di replicare alle accuse. Ma cosa raccontano quelle telefonate tra Chiaro e Cesaro? Una premessa prima di tutto: qui il presidente della Provincia non è indagato, ma le sue conversazioni - a leggere i brogliacci dei carabinieri - fanno emergere comunque collegamenti tra i vertici campani del Pdl e alcuni soggetti in odore di camorra. Qualche esempio: il pressing di Cesaro e Nicola Cosentino (non indagato) per sponsorizzare Nicola Imbriani (attualmente latitante per presunti contatti con il clan Polverino) proprio in vista delle elezioni tenute tra ieri e oggi. Trattative politiche, sullo sfondo di un’inchiesta a carico di un politico latitante, di due consiglieri in cella (oltre a Chiaro, anche Camerlingo di «Noi sud»). Le intercettazioni, dunque. Oltre al leit motiv della investitura di Imbriani, ci sono altri passaggi. Si parla di nomine, di commissariamento, di Iacp. Istituto autonomo case popolari, oro per un’area metropolitana da decenni afflitta dalla questione abitativa. Parole al telefono, dunque. È il 28 aprile scorso, quando Armando Chiaro chiama Cesaro, che si trova a Roma: «Cesaro - scrivono i carabinieri - dice di aver bloccato i commissari agli Iacp e che il loro amico sarà tra i vice commissari». Di cosa parla il primo inquilino di piazza Matteotti? A cosa allude Cesaro? Anche qui, a rischio di risultare ripetitivi, nulla di penalmente rilevante, anche se non si escludono riscontri e accertamenti. Inchiesta condotta dal capo della Dda di Napoli Sandro Pennasilico, dai pm anticamorra Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio. Decine di arresti, clan Polverino colpito al cuore, nonostante ben dieci latitanti. Associazione camorristica, traffici illegali, intestazione fittizia di beni, indagano gli uomini del comando provinciale del colonnello Mario Cinque, del tenente colonnello Giancarlo Scafuri e del maggiore Lorenzo D’Aloya. Camorra e affari. C’è un filone che punta dritto al business dei rifiuti. È il caso del pressing del clan Polverino per aprire una discarica nella zona della ex Cava, per altro in passato finita sotto sequestro: «In concomitanza con la nuova emergenza rifiuti che ha investito la Campania (siamo tra il 2008 e il 2009, ndr), i piani criminali del clan Polverino stavano clamorosamente per realizzarsi», spiegano gli inquirenti negli atti freschi di deposito. Poi, alla fine non andranno in porto, anche grazie a una sorta di mobilitazione tesa ad impedire l’impiego di cave ad uso discarica. Intanto, ieri e oggi il voto a Quarto. È ancora Cesaro a chiarire in una nota la trasparenza della sua strategia politica prima e dopo gli arresti: «Ricordo, per chi non avesse memoria, che all’indomani delle misure cautelative adottate dai magistrati, su mia proposta il Pdl è subito intervenuto nominando il senatore Sarro garante del partito a Quarto, ed ho chiesto con forza al candidato sindaco, riuscendoci, di ottenere dall’indagato presente nelle liste l’autosospensione dalla competizione elettorale». | |
Lunedì 16 Maggio 2011 ARTICOLO DEL MATTINO http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=149350&sez=NAPOLI |
domenica 15 maggio 2011
Quarto-connection Cesaro intercettato 22 volte
Ecco i colloqui con Chiaro, capolista Pdl ora in cella, che era già stato coinvolto in un’inchiesta per voto di scambio nel 2007 ottenendo in quel caso l’archiviazione dall’ipotesi di rapporti con la camorra.
di DARIO DEL PORTOI brogliacci di questa e di altre 21 telefonate fra Chiaro e Cesaro sono stati depositati ieri agli atti dell’udienza fissata per domani davanti al Tribunale del Riesame per discutere l’istanza di scarcerazione dell’avvocato Amedeo Di Pietro, difensore di Chiaro. Cesaro e Cosentino, va chiarito, non sono indagati come estraneo all’inchiesta è anche il candidato sindaco del Pdl Massimo Carandente Giarrusso, a sua volta intercettato 60 volte con Chiaro, che anzi dopo il blitz ha preso le distanze dal capolista del Pdl invitandolo a fare un passo indietro «per motivi di opportunità».
Nell’informativa redatta dai carabinieri del Nucleo operativo diretto dal maggiore Lorenzo D’Aloja, vengono fotografati alcuni momenti chiave della vita politica di Quarto che, secondo gli investigatori, si intrecciano con la rivalità fra Chiaro e Imbriani, ora accusati di profonde collusioni con clan Polverino ma anche capaci di influenzare la vita politica del comune flegreo. I due vengono descritti come divisi già sull’ipotesi di aprire una cava durante l’emergenza rifiuti nel 2008, operazione sospettata di avere come obiettivo l’acquisizione di «maggiore visibilità nella compagine camorristica» ma non andata in porto «per ragioni contingenti».
E sono rivali in questi giorni, quando Chiaro si oppone più volte all’ingresso nella coalizione di Noi Sud, sigla alle spalle della quale si muove Imbriani che nella precedente consiliatura aveva appoggiato, tramite una persona ritenuta di sua fiducia, il centrosinistra del sindaco uscente Sauro Secone, non coinvolto nell’inchiesta. Le resistenze all’ingresso nel centrodestra di Noi Sud vengono superate, è la tesi sostenuta nell’informativa, «tramite l’intercessione di Nicola Cosentino». Il 29 marzo Chiaro telefona a Cesaro e gli dice, secondo quanto riportato nella sintesi, di aver saputo da una terza persona che «Cosentino ha deciso che Nicola Imbriani deve stare con loro». Il giorno successivo «Cesaro chiama Armando — si legge ancora nel brogliaccio — e gli dice che il riferimento della lista Noi Sud è Nicola Imbriani».
In realtà, obiettano gli investigatori, Imbriani ricoprirebbe questo ruolo politico senza alcuna investitura formale. Sempre il 30 marzo, dopo aver parlato con Cesaro, Chiaro telefona al candidato sindaco e gli dice che «Cosentino ha imposto l’ingresso di Noi Sud nella coalizione». Nella ricostruzione dei carabinieri, Cosentino avrebbe spinto su Cesaro per far entrare Noi Sud nella coalizione di centrodestra in virtù dello stretto legame che esisterebbe fra Imbriani e il deputato Antonio Milo, che è estraneo all’inchiesta. Le intercettazioni vengono citate nell’informativa perché giudicate in grado di confermare «la notevole rilevanza politica vantata da Imbriani nei confronti degli esponenti non solo provinciali ma anche nazionali del centro-destra». Ma al tempo stesso, l’indagato appare, dall’indagine coordinata dai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Cristina Ribera, come il «classico imprenditore camorrista, impegnato da decenni nel riciclaggio» del danaro sporco accumulato dal clan Polverino. E nella lista di Noi Sud in corsa alle elezioni comunali di Quarto figura anche un candidato, Salvatore Camerlingo, in cella sempre nell’ambito della stessa indagine.
Chiaro era già stato coinvolto in un’inchiesta per voto di scambio nel 2007 ottenendo in quel caso l’archiviazione dall’ipotesi di rapporti con la camorra. In questa indagine la Procura gli contesta invece legami molto stretti con il clan. Sarebbe proprio l’ex coordinatore locale del Pdl il proprietario «fittizio» dell’appartamento in provincia di Barcellona dove Polverino abitava e gestiva gli affari illeciti. Interrogato dal gip, Chiaro ha respinto le accuse. Domani, dal carcere, giocherà due partite nella stessa giornata: una per l’elezione in consiglio comunale, l’altra per la scarcerazione.
(15 maggio 2011)
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/05/15/news/quarto-connection_cesaro_intercettato_22_volte-16256585/
venerdì 6 maggio 2011
Quarto e camorra, imprenditori pestati a sangue?
Voto di scambio a Quarto, nel mirino 40 cambi di residenza
QUARTO - Gli inquietanti sospetti sul voto di scambio e sulle presunte infiltrazioni malavitose nelle liste elettorali per le elezioni amministrative di Quarto, dopo gli arresti dei due candidati al consiglio comunale Armando Chiaro (Pdl) e Salvatore Camerlingo (Noi Sud), maturati nel corso del blitz contro il clan Polverino, hanno fatto scattare l’allarme: i carabinieri di Quarto hanno visitato anche ieri mattina la sede comunale e verificato all’Anagrafe i nominativi degli elettori che hanno chiesto in queste ultime settimane il duplicato della tessera elettorale. Ma sotto osservazione sono finiti anche i cambi di residenza registrati negli ultimi sei mesi a Quarto.
Quasi una quarantina di cambi di residenza: un dato fisiologico, in linea con la media annuale, ma gli inquirenti non lasciano nulla di intentato e passano al setaccio nomi e cognomi di ognuno, per verificare anche gli eventuali legami con personaggi della malavita locale o con qualcuno degli 84 indagati nell’operazione anticamorra condotta dai pm della Dda Ardituro e Del Gaudio.
Nelle oltre 1200 pagine dell’ordinanza che ha portato in cella 39 persone tra politici, presunti affiliati e presunti boss dei Polverino, il gip Paola Valeria Scandone tratteggia uno scenario da brivido: presunte collusioni tra politica locale e malavita per il «condizionamento degli organi amministrativi comunali, con particolare riguardo alle scelte relative alle concessioni edilizie»; imprenditori pestati a sangue dagli emissari del clan per indurli a pagare il pizzo; soldi, provento delle illecite attività, che sarebbero stati pagati in cambio di un voto.
Circostanze relative alle passate elezioni, per responsabilità tutte ancora da verificare. Ma il voto del 15 e 16 maggio prossimi va monitorato. Del resto, anche il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore e il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Mario Cinque, nella conferenza stampa in procura dopo gli arresti di martedì notte, hanno confermato l’impegno delle forze dell’ordine per garantire la massima trasparenza nelle votazioni.
Sotto osservazione, per questo, sono finiti tutti i cambi di residenza richiesti negli ultimi sei mesi, ma anche le istanze di duplicato delle tessere elettorali. Gli inquirenti hanno chiesto all’ufficio elettorale di fornire l’elenco completo di chi ha smarrito il proprio documento per votare. Controlli rigidi. E alcuni elettori sono stati anche convocati in caserma nelle ultime ore e ascoltati dai militari.
Come mai hanno chiesto il duplicato del certificato elettorale? Qualcuno li ha avvicinati promettendo soldi in cambio del loro voto, tenendosi in garanzia i certificati elettorali? E quanti soldi sono stati promessi? Dubbi. Sospetti. Ipotesi che spetterà agli inquirenti e alla magistratura confermare.
Una cosa è certa: si vuole ostacolare il dilagare del fenomeno del voto di scambio e della possibile compravendita del voto, dopo quanto accadde alla vigilia delle elezioni del 2007, con il sequestro di fac-simile di schede elettorali e certificati e 101 persone finite a processo, tra cui anche Armando Chiaro.
Del resto, nell’ordinanza che ha portato in cella i due candidati consiglieri - nelle intercettazioni e nei resoconti dei collaboratori di giustizia - si fa spesso riferimento anche a strani episodi legati alle competizioni elettorali e a personaggi finiti in cella tre giorni fa.
ARTICOLO DE IL MATTINO
http://www.ilmattino.it/articolo_app.php?id=38269
giovedì 5 maggio 2011
Quarto e camorra, s'indaga sulla costruzione dell'Ipercoop
Leandro Del Gaudio Controllare voti, per controllare le istituzioni, per poi gestire a piene mani licenze edilizie e business che contano. Un triangolo - voti, affari e politica - disegnato negli ultimi anni dalla camorra targata Giuseppe Polverino. Ne sono convinti gli inquirenti che hanno messo a segno la prima spallata (dopo lunghi anni) al sistema di potere messo in piedi nell’area flegrea. Anni di potere politico ed economico, prima ancora che militare, da parte di un sistema di potere che avrebbe goduto di precise coperture giudiziarie. «Soffiate» per usare l’espressione che campeggia nell’atto d’accusa notificato due giorni fa a trentanove presunti esponenti del cartello dei Polverino. Voti e coperture giudiziarie, ma anche affari. Quarto connection, inchiesta della Dda di Napoli, guidata dal procuratore aggiunto Sandro Pennasilico, dai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio, Cristina Ribera. Arresti firmati dal gip Paola Valeria Scandone, c’è una traccia investigativa che non passa inosservata. È la storia della nascita del centro commerciale Ipercoop, o meglio, la storia della conversione della destinazione d’uso di un intero territorio (da industriale a commerciale), tanto per assecondare esigenze di imprenditori, amministratori e politici che finiscono dritto negli atti della Dda. Indagano i carabinieri del comando provinciale del colonnello Mario Cinque, in campo il tenente colonnello Giancarlo Scafuri e il maggiore Lorenzo D’Aloja. Soldi in cambio di voti Siamo nel 2003, quando vengono distribuiti 20mila euro per ottenere voti. Dai cinquanta ai cento euro per elettore, a seconda delle esigenze. Ecco le conclusioni investigative: «Due imprenditori (i nomi sono omissati) hanno raccontato di essere stati contattati da Nicola Imbriani, Castrese Paragliola, Raffaele Vaccaro e Giuseppe Perrotta (ritenuti gravitanti nell’orbita dei Polverino), che si erano attivati per convogliare voti sul candidato dei Polverino». Anno 2003, indagini in corso. Sul punto, gli inquirenti sono chiari: una riunione che serve a mettere a disposizione soldi per far convogliare voti sul candidato di riferimento. C’è un omissis sul nome di batteria. Ancora particolari sul summit: i quattro mettono sul tavolo 20mila euro a testa (totale (80mila), da tradurre in voti, con mazzette da 30 a 50 euro ciascuna. Se non saliamo, ti decapitiamo Tutto condito da espressioni minacciose, tanto da spingere Nicola Imbriani (uno degli indagati) a sibilare un’espressione ad effetto a carico di uno dei «grandi elettori» convocati: «Qua, se non saliamo, ti tagliamo la testa». E qui intervengono gli affari, almeno a seguire il percorso logico del gip Paola Valeria Scandone: «La principale preoccupazione dei soggetti era assicurarsi un successo elettorale, grazie all’esborso di cospicue somme di denaro, per gestire liberamente attività per la costruzione del centro commerciale Ipercoop, con indubbi vantaggi economici per gli appartenenti al sodalizio criminoso, oltre a quelli derivanti dalla mera compravendita del terreno, con guadagno esponenziale a fronte di circa 3 settimane di possesso della citata area». Altra storia, ma stesso scenario, rispetto a quanto tiene per il momento in cella due candidati al consiglio comunale di Quarto. L’attenzione resta concentrata su Armando Chiaro, 35 anni, consigliere uscente e capogruppo Pdl a Quarto e su Salvatore Camerlingo, 27 anni, espressione di «Noi sud». Spiega l’avvocato Amedeo Di Pietro, difensore di Armando Chiaro: «Non mi risulta che sia mai stato arrestato, né che abbia ricevuto condanne. Effettivamente è stato coinvolto in indagini per scambio di voti, ma non legate a ipotesi criminali di natura camorristica». Fatto sta che Chiaro e Camerlingo sono attesi ora dinanzi al gip per raccontare la propria verità, per scrollarsi di dosso l’accusa di essere colletti bianchi della camorra dei Polverino, utili a taglieggiare, a riciclare, a garantire gli interessi della camorra locale. E che interessi. Affare Ipercoop Errato tracciare conclusioni affrettate, eppure, lì nelle migliaia di pagine depositate agli atti dell’inchiesta c’è un’informativa sulla nascita della «più importante struttura economica dell’area flegrea». Anni 2001-2005, ci sono due soggetti bollati come «imprenditori mafiosi», poi le attività di società edilizie, ma anche tutte le attività amministrative in zona. Qual è il punto cruciale? La conversione di un intero territorio da industriale in commerciale, quanto basta a far proliferare licenze, a garantire passaggi amministrativi, a potenziare il controllo di interessi milionari. Tutto lecito fino a prova contraria, eppure le indagini ci sono. Ecco cosa emerge dal provvedimento cautelare spiccato all’alba di due giorni fa: «Emerge, inoltre, in maniera rilevante, il ruolo di due imprenditori mafiosi, entrambi pedine strategicamente necessarie a fornire, grazie alle società ad essi riconducibili fortemente in contatto con le pubbliche amministrazioni locali, un passepartout mondato dalle infiltrazioni degli affari illeciti commessi. È proprio in tale ambito, frutto di un’astuta opera di riciclaggio di proventi illeciti, rientra la costruzione e l’apertura del centro commerciale della catena Ipercoop che avrebbe garantito, grazie anche a manovre speculative, ingenti entrate nelle casse dell’organizzazione». Le talpe Ma la storia della Polverino dinasty, della sua affermazione su un’ampia fetta di territorio metropolitano (da Chiaiano, a Marano, fino all’intera area flegrea) passa anche attraverso il sistema delle coperture giudiziarie. Si parla di soffiate, di informazioni dettagliate provenienti da ambienti giudiziari circa indagini condotte sul conto dei vertici dell’organizzazione. Uffici permeabili, fanno capire gli inquirenti, che analizzano alcune intercettazioni finite agli atti. C’è un’inchiesta della Guardia di Finanza che viene conosciuta nei minimi termini molto tempo prima della sua conclusione. C’è chi parla al telefono e sa di essere intercettati, è a conoscenza del fatto di essere nel mirino delle fiamme gialle. Chi è la talpa? Non è chiaro - si legge agli atti - se la soffiata provenisse da esponenti delle forze dell’ordine o da ambienti della Procura, di sicuro è anche grazie a queste soffiate che il clan di Giuseppe Polverino ’o Barone è cresciuto negli anni del grande silenzio sulla loro saga familiare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ARTICOLO DE IL MATTINO
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martedì 3 maggio 2011
3.5.11 Clan Polverino, a Quarto un arresto eccellente
Clan Polverino, 40 arresti
in manette due candidati Pdl
Nel mirino gli affiliati all'organizzazione criminale che controlla le piazze dello spaccio tra Spagna e Napoli. Sequestrati anche con un decreto preventivo immobili, terreni, auto, moto e società.
NAPOLI - Ci sono anche due candidati del Pdl tra le quaranta persone arrestate questa mattina dai carabinieri nel corso del blitz che ha interessato il clan camorristico dei Polverino. Uno dei due, in particolare, è Armando Chiaro (foto), consigliere comunale di Quarto (Napoli) e ritenuto prestanome dell'organizzazione, già destinatario negli anni passati di un'ordinanza di custodia cautelare. L'altro nome che figura nelle liste del Partito delle libertà è quello di Salvatore Camerlingo, cugino del boss Salvatore Liccardi. Anche per Camerlingo sono scattate le manette: è infatti accusato di spaccio di droga e detenzione illegale di armi. In particolare, Camerlingo è considerato "uomo d'ordine del clan".
I provvedimenti notificati questa mattina sono stati emessi su richiesta dei pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Maria Cristina Ribera. Le altre 38 persone arrestate sono elementi di spicco e gregari del clan attivo nell'area nord di Napoli. Le indagini sono partite nel 2007, in collaborazione con la Guardia civil spagnola, per il traffico di droga tra Italia e Spagna. Tra gli arrestati manca ancora il boss Giuseppe Polverino, che deve scontare due anni di casa-lavoro e che è da tempo ricercato.
Sequestrati anche con un decreto preventivo immobili, terreni, auto, moto e società. Tutti gli arrestati rispondono a vario titolo di reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, ai tentati omicidi, estorsioni, usura, traffico e spaccio di droga, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori, riciclaggio di capitali di provenienza illecita. I Polverino controllano anche attività commerciali tra l'Italia e la Spagna, oltre a gestire il traffico di droga che dalla penisola iberica porta sostanza stupefacente a rifornire 'le piazze di spaccio' gestite da altri clan napoletani.
Articolo di Repubblica del 3 Maggio 2011
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/05/03/news/clan_polverino_40_arresti-15705878/